Lavoro e università

Dall’ultimo rapporto del Comitato Nazionale Per la Valutazione Del Sistema Universitario è emerso che la maggior parte degli studenti italiani non si dedica agli studi a tempo pieno, ma cerca di affiancare all’università un lavoro e, con lavori part-time, occasionali o stagionali leva tempo allo studio, ritardando, così, la propria laurea. Un titolo che non costituisce più, come in passato, una strada sicura per arrivare ad ottenere un posto di lavoro.

Le cose sono cambiate e sono tanti i ragazzi che pensano di arricchire i propri curricula con qualsiasi tipo di esperienza utile. I lavori più umili servono ad arrotondare, gli stage non remunerati danno punti utili al curriculum, e gli studi vengono inevitabilmente trascurati. Chi lavora come cameriere in un pub, chi dà ripetizioni, chi prova a scrivere per giornali e riviste: tutto diventa prioritario, o per un verso o per l’altro.

L’università viene vissuta e sentita in un modo diverso, vista quasi in modo scettico: “servirà tutto questo?” “ma che lo faccio a fare?!?!” o “devo solo andarmene all’estero” sono frasi che si sentono troppo spesso nei cortili delle facoltà. C’è ansia, insoddisfazione e fretta di trovare il proprio posto, è tutto un forse e l’università, ormai, sembra dare poche risposte.

S.G.M.