La grande stagione sinfonica del Teatro San Carlo

Sabato 26 marzo (ore 20.30), Bruno Campanella torna sul podio del San Carlo per un concerto nel segno di Rossini e Nino Rota. In programma, accanto a due classici del repertorio del direttore barese, L’Italiana in Algeri e Il barbiere di Siviglia, Campanella affronta per la prima volta La Strada di Nino Rota e La boutique fantasque di Ottorino Respighi ispirata ai Pechés de vieillesse rossiniani. Gli appuntamenti con la sinfonica e la lirica al San Carlo proseguono il 7 aprile con il concerto del pianista Michele Campanella, e dall’8 al 17 aprile con l’opera Così fan tutte nella straordinaria versione firmata da Giorgio Strehler. Ultima regia del grande maestro (datata 1997 e ripresa per il fortunato allestimento andato in scena al Piccolo di Milano nel 2007), fu salutata dalla critica e dal pubblico come una grande prova di teatro musicale, uno spettacolo indimenticabile.  In occasione della messa in scena al Lirico napoletano, venerdì 8 aprile, in collaborazione con la Seconda Università di Napoli, il San Carlo ha organizzato un incontro con Andrea Jonasson, compagna di vita dal ’73 di Giorgio Strehler, per raccontare al pubblico la storia ed i segreti di tale capolavoro (per iscriversi all’evento: promozionepubblico@teatrosancarlo.it – 081 7972468). Per il sesto appuntamento della stagione sinfonica 2010-2011, Bruno Campanella torna a dirigere l’Orchestra del San Carlo (con la quale ha già lavorato con successo in altre quattro occasioni), per un concerto all’insegna dell’eccellente melodia unita a tratti comici e divertenti. “É un programma che corrisponde molto al mio carattere”, afferma il direttore, che intorno a Rossini e agli altri esponenti del Belcanto ha costruito i maggiori successi della sua carriera. Accanto alle ouverture da L’Italiana in Algeri e a quella de Il barbiere di Siviglia, brano tra i più noti e amati dal pubblico, Campanella dirige per la prima volta la Suite dal balletto La boutique fantasque di Ottorino Respighi (ispirata ai Pechés de vieillesse rossiniani), e la Suite dal balletto La Strada di Nino Rota, suo maestro al Conservatorio di Bari.   Il dramma giocoso in due atti L’Italiana in Algeri nasce da un episodio di cronaca del 1805, il rapimento della cantante Antonietta Frapolli destinata ad arricchire l’harem del bey di Algeri. Il clamore intorno al fatto ispirò il genio di Rossini che, nel 1813 (dopo soltanto diciotto giorni di lavoro), compose e presentò al San Bartolomeo di Venezia l’opera, evocata in seguito da Stendhal quale “modello di perfezione del genere buffo”. Il compositore pesarese fu evidente attratto dalle atmosfere esotiche e dai risvolti parodistici della vicenda che trovava la sua ambientazione nel mondo arabo. Un anno dopo, infatti, diede alla luce un altro capolavoro, Il turco in Italia, nella quale rovescia lo schema dell’Italiana in Algeri con il protagonista che dalle corti ottomane giunge in Italia, a Napoli. Gli spunti offerti dalla scena e dalla musica “turche” sono più che congeniali alla natura di Rossini, che ne riprende la dimensione dinamica e timbrica con un lessico colorito e bizzarro. L’ouverture in programma al San Carlo ha una energia musicale eccezionale, lieve ed incalzante allo stesso tempo; dall’incipit lento, il ritmo esplode nel crescendo introdotto da sortite suadenti dell’oboe e da un pizzicato ricorrente. Stendhal scrisse in proposito: “È una follia organizzata e completa”.   Nino Rota compose la colonna sonora de La Strada nel 1954, anno di uscita dell’omonimo film di Fellini (premio Oscar nel 1957) con protagonisti Antonhy Quinn e Giulietta Masina nei panni dei due stralunati artisti di strada Zampanò e Gelsomina in un’Italia ancora in clima di dopoguerra. Il successo della pellicola, indusse Mario Soldati a scrivere: “La Strada di Nino Rota è un capolavoro. Il film di Fellini è, forse, soltanto il libretto di quel capolavoro”. Nel 1966, l’autore rielaborò le musiche con l’aggiunta di un materiale più ampio e composito per l’omonimo balletto rappresentato alla Scala di Milano con coreografie di Mario Pistoni. Dal balletto, trasse in seguito una Suite orchestrale in sette numeri -scelti tra i più significativi dell’azione scenica e rimontati in modo da modellare una sorta di poema sinfonico-, ottenendo come risultato una nuova composizione con finalità espressive diverse dal lavoro cinematografico. In tal senso, la Suite La Strada si inserisce nel repertorio della “musica colta” di Rota, il quale annovera quattro sinfonie, tre concerti per pianoforte, undici opere e moltissimi lavori da camera, tutti centrati per lo più sul recupero della tradizione operistica e strumentale sette-ottocentesca.   La famosa ouverture de Il barbiere di Siviglia, come per altri brani dell’omonima opera, fu per così dire “presa in prestito” da Rossini, che per tale composizione attinse a brani già presenti nel suo repertorio. L’elegante melodia, il ritmo trascinante e lo stile superbo, hanno determinato il successo di un pezzo tra i più noti al pubblico di ogni epoca e nazione. In assoluto, Il barbiere di Siviglia è considerato il simbolo di un genere, l’opera buffa. Secondo Luigi Rognoni, è il “punto di arrivo dell’esperienza neobarocca” del compositore pesarese, l’espressione migliore delle sue doti e del suo stile. Qui, viene fuori la sua migliore vena comica ed inventiva, e al tempo stesso si manifesta il profondo cinismo di Rossini che attraverso l’opera buffa ha voluto raccontare l’inadeguatezza dell’uomo di fronte agli accadimenti e agli imbrogli in cui si trova coinvolto al di fuori della sua volontà.  Tale capolavoro si inserisce in momento di strepitosa fase creativa, quella tra il 1813 ed il 1817, in cui videro la luce altri splendidi titoli del genere buffo: L’Italiana in Algeri, Un turco in Italia e La cenerentola.   La boutique fantasque è un balletto su coreografia e libretto di Léonide Massine, messo in musica da Ottorino Respighi nel 1918, portato in scena per la prima volta a Londra nel giugno del 1919. In tale lavoro, il compositore prende spunto dai Pechés de vieillesse, dando veste orchestrale alle pagine pianistiche del Rossini più estremo, irriverente ed impertinente, ideali per un’opera divertente che racconta la storia di due bambole danzanti che si ribellano ai clienti di un negozio di giocattoli. Il successo della rappresentazione indusse Respighi a trarre dalle parte centrale del balletto, la Suite omonima che a sua volta ebbe notevole fortuna, risultando una tra le opere più riuscite e popolari del suo repertorio. Alle pagine pianistiche di Rossini, l’autore bolognese innesta nella sua composizione molti elementi di novità, affidandosi ad un organico orchestrale comprendente oltre agli archi, ai legni e agli ottoni, anche campane, piatti, xilofono, celesta e grancassa. Come per altre rielaborazioni, tra cui Rossiniana, lo stile di Respighi parte dagli elementi della tradizione ottocentesca fino ad un loro sviluppo espressivo molto moderno.

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