La nuova stagione di “Cinema, mon amour”

Riprende giovedì 7 novembre 2019 l’appuntamento con i film che hanno fatto la storia del cinema, nel quadro di F2 Cultura, le attività culturali di Ateneo pensate per la comunità federiciana e la città tutta. Per questo semestre, Cinema, mon amour offre, a ingresso libero e gratuito, sei classici restaurati dal Laboratorio “L’immagine ritrovata” e distribuiti dalla Cineteca di Bologna. Le proiezioni si terranno tutti i giovedì, alle 14.30, ad eccezione della seconda settimana, quando l’appuntamento sarà al mercoledì.

I film scelti sono stati certamente centrali per l’evoluzione del linguaggio filmico e per l’impatto che hanno avuto sul cinema a venire. Bisogna però prestare attenzione anche ai rimandi interni che possiamo rintracciare tra di essi. I primi tre film, infatti, ci parlano degli effetti della Grande Guerra, delle rivoluzioni di massa novecentesche ma anche delle grandi dittature. Si parte giovedì 7 novembre con Nosferatu (1922) di W. F. Murnau, un incubo ad occhi aperti che, tra ombre e bestie perturbanti, racconta la crisi di un popolo e si fa monito per le generazioni future. Gli anni difficili di un’Europa in rapida trasformazione sono stati raccontati a più riprese dal cinema degli anni Venti, adottando modalità narrative e visive diverse. Così, dall’espressionismo tedesco, possiamo passare alla scuola del montaggio sovietico scegliendo un esempio come La corazzata Potëmkin di S. M Ėjzenštejn, del 1925 (proiezione MERCOLEDI’ 13 novembre ore 17:00). Infine, l’avvento del sonoro tra fine anni Venti e primi anni Trenta ha portato molti registi a interrogarsi sulla potenza di una voce fantasmatica e concreta insieme che, attraverso le onde radio, ha raggiunto larghe moltitudini. Lo ha fatto di sicuro da Hollywood Charlie Chaplin in un film come Il grande dittatore (1940), la cui proiezione è in programma giovedì 21 novembre, ore 14.30.

Lo spartiacque della Seconda Guerra Mondiale è stato determinante per l’evoluzione del cinema, in Europa e Oltreoceano. La “scuola della liberazione” italiana, tra De Santis, De Sica, Lizzani, Rossellini, Visconti, ha rotto gli schemi narrativi classici e ha dato spazio al racconto di un popolo prostrato, alla ricerca di un senso che lo guidasse verso la Ricostruzione. Giovedì 28 novembre, ore 14.30, Ladri di biciclette (1948) di V. De Sica apre, all’interno della rassegna, lo sguardo sulla modernità cinematografica, una stagione in cui cercare un linguaggio nuovo ha significato affrontare temi difficili, raccontare una contemporaneità sfuggente, in cui i ruoli familiari e di genere vengono messi in discussione. Passato l’entusiasmo per gli anni di benessere, la realtà riappare, anche se straniata: così, a rappresentare la nuova modernità degli anni Sessanta, troviamo la “società dello spettacolo” raccontata da Ferreri in La donna scimmia (1964, giovedì 5 dicembre, ore 14.30) e la gioventù sregolata di Forman in Gli amori di una bionda (1965, giovedì 12 dicembre, ore 14.30), che chiudono la programmazione del primo semestre, in attesa di continuare questo viaggio cinematografico nel Novecento nella seconda parte dell’anno accademico.

I film verranno introdotti da studiosi e critici cinematografici. Inoltre, alcuni studenti del Dipartimento di Studi Umanistici hanno preparato le schede introduttive scaricabili dal sito di Ateneo e saranno presenti in sala per discutere con il pubblico. Tutte le proiezioni saranno in DCP, in originale con sottotitoli italiani.

Anna Masecchia