Al Sum il teatro di Pirandello e De Filippo

Svariate, coreografiche, colorate collinette di rifiuti. Questa l’ultima istantanea di una Napoli multicolore che fa il giro del mondo. L’atmosfera è quanto mai grottesca e teatrale. Una bizzarra teatralità che ha da sempre contraddistinto il popolo napoletano, erede legittimo e indiscusso della celebre commedia di Eduardo.

Non è un caso che proprio a Napoli, lo scorso 14 gennaio presso la sede di Palazzo Cavalcanti, in via Toledo, si sia tenuto il seminario dal titolo “Edoardo De Filippo e Luigi Pirandello” organizzato dall’Istituto Italiano di Scienze Umane.

A partecipare erano il noto scrittore Andrea Camilleri, Matteo Palumbo, professore di Letteratura italiana dell’Ateneo, e Nino Borsellino, docente di Storia della critica letteraria alla Sapienza di Roma.

Il confronto critico fra i due maestri del teatro italiano è parso enfatizzato dai numerosi aneddoti snocciolati da Camilleri che ha goduto, nel corso della sua carriera, della collaborazione con entrambi.

“Per una riflessione su De Filippo – ha commentato l’autore di Montalbano – è più opportuno parlare di lingue innumerevoli piegate alle altrettanto innumerevoli connotazioni psicologiche e culturali dei protagonisti delle sue commedie”.
Di Pirandello si è enfatizzato l’uso mimetico e dissacrante del linguaggio che rivela un’estrema attenzione nel tradurre realisticamente i segni, i modi e la mimica di una comunità.
Aneddoti e contributi teorici hanno contribuito a disegnare e approfondire la figura di due autori già molto amati dal pubblico.

(L.C.)