“Il Deserto dei Tartari”. L’attesa passiva di una svolta esistenziale

“L’ora miracolosa che almeno una volta tocca a ciascuno. Per questa eventualità vaga, che pareva farsi sempre più incerta col tempo, uomini fatti consumavano lassù la migliore parte della vita.”

Dino Buzzati, scrittore e giornalista bellunese, conobbe la notorietà nel panorama letterario italiano grazie all’opera manifesto della sua poetica, “Il Deserto dei Tartari” pubblicato nel 1940.

Il giovane tenente Giovanni Drogo, pieno di energia e baldanza, un giorno indefinito parte da casa per recarsi alla Fortezza Bastiani, un interregno senza tempo e fuori dallo spazio dove la possibilità di un invasione tartara attrae inesperti soldati alla ricerca di eventi adrenalinici e gloriose operazioni belliche.

Fuor di metafora, assurge a vera protagonista del libro la bruciante ed inesorabile attesa esistenziale che conferisce alla Fortezza un’aura di ambiguo immobilismo. Drogo – come tutti gli altri soldati – trascorre l’intera vita cullandosi nell’aspettativa passiva di una fantomatica invasione.

Cla. Tra.