La scrittura e il mondo di Massimo Troisi

Oggi alle 14.30, presso il Dipartimento di Studi Umanistici, nell’ aula 342, per il ciclo seminariale «Sono uno a leggere, loro milioni a scrivere». Massimo Troisi 1994-2015 (a cura di Vincenzo Caputo), si terrà una lezione dedicata in maniera specifica alla produzione dell’artista nativo di San Giorgio a Cremano.

Nel corso della lezione che si inserisce all’interno dell’ampia offerta didattica legata al Master di II livello in “Drammaturgia e Cinematografia. Critica, scrittura per la scena e storia” coordinato da Pasquale Sabbatino, gli studenti incontreranno e dialogheranno con Fabrizio Coscia, introdotti da Giuseppina Scognamiglio (docente di Letteratura teatrale italiana).

Curatore, insieme a Stefania Tondo, dell’edizione Einaudi della “Smorfia”, Fabrizio Coscia narrerà agli studenti l’esperienza dell’edizione pubblicata nel 1997, offrendo nuove tessere per disegnare un profilo inedito di Troisi. Attraverso l’evidenziazione di aspetti poco frequentati legati a Troisi, l’obiettivo del ciclo di lezioni è, infatti, quello di consegnare a studenti e studiosi, appassionati e addetti ai lavori, l’immagine di un Troisi vivo e prolifico. La testimonianza di Fabrizio Coscia sarà anche un’occasione per attingere ad aneddoti esclusivi della vita di Troisi, attraverso un personale percorso di scrittura che si colloca al limite tra biografia e autobiografia.

Fabrizio Coscia è anche autore del volume “Soli eravamo” (Ad Est dell’Equatore, 2015), nel quale attraversa in maniera intima ed originale autori e testi del panorama letterario europeo per condurre il lettore negli abissi meno esplorati dell’esistenza. «Non abbiamo – afferma Fabrizio Coscia – più bisogno di storie. Ne abbiamo fin troppe. Una vera epidemia di storie. Ce le raccontano ogni giorno: politici, giornalisti, pubblicità, fiction-tv, film. Quello di cui avremmo bisogno è capire che cosa si nasconde dietro e oltre le storie, smontarle e rimontarle, accompagnarle all’analisi e alla riflessione, scavare nel loro significato. In altre parole, mostrare che il re dello storytelling è nudo».