Eddie Vedder solista per “Into the Wild”

Era il 1990 quando un giovane ragazzo americano, Christopher McCandless, subito dopo la laurea, abbandona amici e famiglia per sfuggire a una società in cui non riesce più a vivere. La sua inquietudine, in parte dovuta al pessimo rapporto con la famiglia, lo porta a viaggiare per due anni negli Stati Uniti e nel Messico del nord, fino al viaggio finale, in Alaska, nelle terre estreme.

Da questa storia Sean Penn ha tratto uno dei film più belli degli ultimi anni, Into the Wild. La colonna sonora è stata la possibilità per Eddie Vedder, leader dei Pearl Jam, di incidere il suo primo lavoro da solista. Il lavoro si presenta molto essenziale nelle sonorità, con la chitarra acustica in primo piano durante tutti gli 11 brani, occasionalmente accompagnata da fisarmonica e banjo, come nella migliore tradizione folk americana.

Le canzoni superano raramente i due minuti e mezzo e tendono così ad assumere i contorni di veri e propri acquarelli, dai contorni sfumati e sognanti.

I testi dimostrano come Vedder abbia provato a proiettarsi all’interno della storia e non a caso il film spesso commenta i momenti di silenzio di McCandless con la musica e le parole di Vedder sullo schermo.

È in End of the Road che la voce di McCandless e quella del cantante americano si sovrappongono, confondendosi definitivamente.

Così recita il testo:

Non sarò l’ultimo
Non sarò il primo
A trovare un posto dove il cielo incontra la terra
E’ tutto giusto e tutto sbagliato
Per me comincia alla fine della strada
Veniamo e andiamo…

(G. di B.)