The Giver. L'utopia capovolta

Immaginate un mondo tutto grigio, incolore, senza pioggia, senza sole, senza le stagioni, e i bambini sono tutti vestiti uguali, con i capelli tagliati nello stesso modo. Ogni cosa è artificialmente uniforme, in modo da eliminare qualsiasi differenza e qualsiasi motivo che possa causare disagio e sofferenza, perfino le pulsioni sessuali e le emozioni vengono sopite.
È il mondo in cui vive Jonas il giovane protagonista di “The Giver – Il donatore” di Lois Lowry, pubblicato da Giunti nella collana Y per la prima volta in Italia dopo 17 anni dalla sua uscita negli Stati Uniti.
La sua pubblicazione suscitò all’epoca un certo scalpore, e venne addirittura vietato in alcune scuole a causa del modo in cui vengono trattati argomenti come l’infanticidio e l’eutanasia.
Jonas ha quasi dodici anni, vive con la sua Unità Familiare, composta da Mamma, Papà e la sorellina Lily e presto il Comitato degli Anziani comunicherà, a lui e agli altri Dodici, la professione che dovranno svolgere per il resto della loro vita: ingegnere, istruttore, puericultore, assistente degli anziani, partoriente, lavorante. Senza possibilità di scegliere.
Una vita apparentemente semplice, dove nulla accade per caso: le coppie si formano dopo anni di studio da parte del comitato anziani per valutarne la compatibilità, le Unità Familiari sono tutte uguali, un uomo e una donna a cui vengono assegnati un figlio maschio e una femmina, le professioni vengono scelte in base alle inclinazioni dimostrate negli anni dell’infanzia.
In questo mondo non c’è alcuno spazio per il libero arbitrio: lasciando ai membri della comunità la facoltà di scegliere, infatti potrebbero sbagliare e soffrire a causa delle loro errate valutazioni.
Il libro appartiene al filone narrativo della fantapolitica, ed ha sicuramente molti punti di contatto con il romanzo distopico per eccellenza “1984” di George Orwell. Gli altoparlanti che diffondono rimproveri mirati ai cittadini ricordano immediatamente le telecamere-spia del Grande Fratello e la negazione della memoria collettiva è un altro degli strumenti utilizzati per controllare la società in entrambi i romanzi.
Ma la memoria non può essere del tutto eliminata secondo i protagonisti del romanzo della Lowry. Qualcuno della comunità deve farsene carico e deve conoscere il dolore, la gioia, deve poter leggere i libri, deve imparare cosa è la neve, cosa è la guerra, la fame. Ma come potrà continuare a vivere nella comunità una volta acquisite tutte queste conoscenze senza soffrire di solitudine per l’incapacità di condividere con qualcun altro queste emozioni e queste esperienze?
É inoltre in lavorazione l’adattamento cinematografico del libro per la regia di David Yeats e a vestire i panni del Donatore sarà Dustin Hoffman.

(F. P. )