Lo scoramento infinito della notte

Dopo nove anni di lavoro e sei revisioni, scritto tra difficoltà economiche e le crisi della moglie Zelda, nel 1934 appare Tenera è la notte, il più grande romanzo di Francis Scott Fitzgerald e, come poi si scoprì solo dopo la sua morte, vetta insuperabile della narrativa moderna.
La struttura del libro può disorientare: si parte dalla riviera francese, si celebrano gli ultimi fuochi della belle epoque, un’umanità tratteggiata senza indulgenza fa presagire quella decadenza socio-economica, e morale, che nella terza parte del libro apparirà inevitabile.
Coppia, protagonisti, come furono lo stesso Scott Fitzgerald e Zelda, Dick e Nicole: lui medico di belle speranze, lei vittima di un oscuro male che la conduce sulla via del suicidio.
Se la fiamma di quest’amore è debole, verrà ravvivata dalla seduzione del denaro e di uno stile di vita che la presenza intermittente della bella attrice Rosemary comproverà insostenibili.
Si comprende allora, nonostante i toni lirici iniziali, e celata dietro uno stile poeticamente caratterizzato, la denuncia della ricchezza come fonte di corruzione che conduce alla disintegrazione morale.
Il collasso mentale ed etico dei protagonisti rimanda alla vita dell’autore, e al dramma di un’intera generazione di vite belle e dannate.
L’epilogo è lungo, sofferto. Il riscatto, se è possibile immaginarlo, avverrà lontano. Fino in fondo, ci chiediamo se sia potuto realmente accadere: “a volte è più difficile privarsi di un dolore che di un piacere”.

(A. V.)