L’economia italiana secondo De Bortoli

Ferruccio De Bortoli, giornalista, direttore del Sole 24 Ore, è stato l’ospite della quinta conferenza del ciclo “Come alla corte di Federico II. Ovvero parlando e riparlando di scienza”, iniziativa di divulgazione scientifica fortemente voluta dal Rettore Guido Trombetti, anche stavolta impeccabile padrone di casa, e organizzata dal Coinor, Centro per la comunicazione e l’innovazione organizzativa dell’Ateneo.

 

Il tema della serata era “L’economia italiana e la sfida del mercato globale”, quanto mai adeguato all’edificio di Via Partenope, che ospitava, come sempre, l’evento e   fino agli anni ’90 sede della facoltà di Economia e Commercio.

 

Con un linguaggio chiaro e accessibile, e uno stile divulgativo, confortato però dalla scientificità di molti dati e grafici mostrati al pubblico in sala, l’ex direttore della Corriera della Sera ha esposto le sue idee sulla questione.

“L’Italia ha sempre saputo affrontare da prim’attrice i fenomeni di globalizzazione –  esordisce De Bortoli –  ai tempi di Roma caput mundi come nel periodo napoleonico.”

Oggi però l’onda dell’economia globale è cavalcata con forza e decisione dai cosiddetti paesi emergenti, dalla cosiddetta Cindia (Cina + India) che, unita alla Russia, forma un blocco, che può contare, oltre a miliardi di popolazione, anche a stupefacenti crescite del PIL (prodotto interno lordo).

Per questi paesi, così come per i paesi avanzati, Eurolandia e Usa in primis, la globalizzazione però porta anche nuovi problemi, come le sfide ambientali, che saranno vinte solo a patto di una radicale modifica dei modi di produzione, consumo e vita nelle grandi città, modi che devono svincolarsi dalla falsa idea che acqua, aria, spazio siano beni disponibili in quantità illimitate.

L’Italia dal canto suo, è rimasta dietro negli ultimi 15 anni da molti punti di vista: decresce la produttività del lavoro, la spinta verso un’economia dei servizi è ancora insufficiente, c’è scarsa propensione alla ricerca da parte di istituzioni pubbliche, ma anche di imprese private.

Quello che è più grave però è il deficit culturale, che l’Italia, storicamente patria di arte e movimenti intellettuali, deve saper recuperare.

Su questo De Bortoli è ottimista, ma, avverte, bisogna sapersi muovere in fretta per non essere più considerati dal mercato globale come un popolo di “anziani gregari preoccupati più di importare badanti ucraine che ingegneri indiani”.

 

Noi inviati di RadioF2 abbiamo anche avuto il piacere di intervistare, nei minuti precedenti il convegno, l’illustre relatore.

Con lui abbiamo discusso non solo di economia italiana e sfide della globalizzazione, ma anche di informazione ai tempi della Rete e cultura glocal, ponendo come esempio di tali dinamiche proprio la realtà della nostra radio di ateneo, organo di comunicazione e informazione piccolo e locale, inserito nella fitta rete globale del World Wide Web!

 

Il prossimo appuntamento con “Come alla corte della Federico II” è per il 15 marzo con la prof.ssa Elena Sassi, che ci parlerà di “Educazione scientifica: una fisica più accessibile ed attraente”.

 

F.M.