Raoul Bova a confronto con gli studenti

A pochi giorni dalla comparsa nelle sale cinematografiche del film “Scusa ma ti chiamo amore”, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore e regista Federico Moccia, i protagonisti Raoul Bova e Michela Quattrociocche insieme col regista e il resto dello staff hanno incontrato, giovedì 31 gennaio, all’America Hall i giovani del Liceo Sannazzaro, relazionandosi così direttamente al pubblico a cui in primis si rivolgono: il mondo adolescenziale.

Tra il clamore e gli applausi della folla, tra flash e riprese improvvisate, Federico Moccia ha introdotto brevemente il film-libro passando subito la parola a Raoul che ha risposto alle numerose domande delle fan.

Si può parlare d’amore tra un uomo di 37 anni e un’adolescente di 17? È stato il gap generazionale dei protagonisti il tema più discusso nel dibattito andato avanti per più di un’ora.
 
“L’amore è al di sopra della religione, della razza e quindi anche dell’età – ha risposto il protagonista – Mi piace interpretare la parte del romantico, del sognatore, un ruolo che non avevo mai interpretato prima”. Mentre Moccia cita Shakespeare – “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”, dice – e sottolinea l’importanza dei valori, dei sentimenti e, appunto, dei sogni troppo spesso soffocati dai pregiudizi e dai paraocchi di una realtà talvolta ottusa.

Ma dopo questa “arringa” in nome dei valori, un crudo quesito lo riporta alla realtà. “Accetterebbe che sua figlia avesse una relazione con un uomo di 20 anni più grande?”, gli chiede una fan. Prima un giro di parole e poi la risposta del regista: “Sarei felice di saperla felice”. Una risposta troppo semplicistica che non accontenta il pubblico di liceali le cui domande iniziano ad assumere un tono sempre più critico, soprattutto nei confronti dell’insufficienza dei contenuti delle 650 pagine scritte.

A fronte di un’immagine non esaustiva che il libro-film dà del mondo adolescenziale, prima il numero di copie vendute e ora gli incassi al botteghino dimostrano che il “fenomeno Moccia” è sempre più diffuso tra i giovani. Almeno un merito, infatti, bisogna riconoscerlo: avere riportato la lettura tra gli adolescenti come un vero e proprio fenomeno di massa.

(B. I.)