L’amore rubato: il dolore delle donne nell’ultima opera di Dacia Maraini

Dacia Maraini ha ricevuto il 14 novembre il Premio Miseno. Nella bella location delle Stufe di Nerone, la scrittrice fiesolana ha incontrato i ragazzi del liceo Seneca di Bacoli, e con alcuni studiosi e docenti del liceo, ha presentato il suo ultimo libro “L’amore rubato”, edito da Rizzoli, poco prima del conferimento del Campiello alla carriera.
“L’amore rubato” è il tentativo di raccontare il dolore delle donne che subiscono violenze psicologiche e fisiche.
Negli otto racconti che compongono l’opera, la scrittrice ha dato voce ai loro rabbiosi silenzi, ai loro sguardi schivi, alle cicatrici del loro corpo e della loro anima. Gli episodi, tratti dalla cronaca, sono storie vere: quelle che affollano i giornali e la nostra mente di confusi lettori e ascoltatori; efferati delitti nati in ambienti domestici, orditi da un astuto carnefice dall’aspetto innocuo, persino rassicurante. L’orco, il compagno geloso, il marito violento, lo stupratore: queste le figure maschili che mortificano il corpo delle donne.
Tuttavia il rapporto tra vittima e carnefice è sfuggente, soprattutto nella mente delle vittime, afflitte da un atavico senso di colpa, frutto di una cultura che scagiona l’uomo e biasima la donna, degna erede di Eva, seduttrice e peccaminosa.
Angela, la protagonista di “Notte di gelosia” ammette: «Nonostante la violenza dovevo riconoscere che lo amavo ancora. E con orrore mi sono chiesta se non fosse proprio a causa di quella violenza che lo cercavo, perché veniva a soddisfare un mio antico bisogno di punizione. Mi sono ricordata dell’insegnante di religione che diceva: voi donne avete una colpa imperdonabile, avete mangiato la mela proibita da Dio e avete cacciato Adamo dal paradiso. Niente e nessuno potrà mai perdonarvi».
Per la Maraini lo stupro è un fatto culturale: «Nessuno uomo nasce stupratore, stupratore si diventa. Lo stupro in natura non c’è, non esiste. Lo stupro non ha niente a che vedere col sesso. È un’attività puramente umana che nasce dalla guerra, nelle guerre più antiche lo stupro era usato per umiliare il nemico».
In una cultura che ancora concepisce l’amore come proprietà, come il diritto al possesso dell’altro, l’unico modo per combattere questa prospettiva errata con tutto il corredo di brutalità e violenze che l’accompagna è la cultura, l’educazione all’amore fin dalla tenera età, in famiglia e a scuola.
In questa ottica, il libro della Maraini ha un valore inestimabile e riconferma l’impegno civile della scrittrice.
“L’amore rubato” è un prezioso vademecum per una società che ha smarrito la strada: una società in cui, secondo l’Istat, viene uccisa una donna ogni due giorni. Oltre alle donne uccise, la Maraini ricorda l’esistenza di un sommerso preoccupante: le donne che subiscono in silenzio soprusi quotidiani e non denunciano. La scrittrice infatti spiega: «il 96% delle donne non denunciano la violenza». Nell’attesa e nella speranza delle loro parole, in maniera tanto chiara quanto coraggiosa, Dacia Maraini dà voce ai loro silenzi.

D. F.