Ultimo appuntamento di “Strane Coppie”

Settima e ultima puntata per quest’edizione di STRANE COPPIE 2016 – ottava edizione dedicata a un valore di scarsa fortuna nei nostri tempi veloci: Il sogno della lentezza.

Idealmente congiunto a un titolo celebre di uno degli autori con cui la manifestazione si è inaugurata, La lentezza di Milan Kundera, questa settima puntata torna a due grandi modelli della letteratura internazionale, uno russo, Oblomov di Ivan Goncarov, divenuto persino proverbiale, poiché per indicare qualcuno che sia immobile all’eccesso si dice, appunto, “oblomoviano”, e il secondo, giapponese, La casa delle belle addormentate di Yasunari Kawabata, il primo Premio Nobel del Giappone, frutto del paese che più rapidamente è entrato nella modernità tecnologica ma che conserva nelle sue arti il senso profondo della contemplazione e della lentezza come valore dell’esistere.

L’inerzia di Oblomov nella Pietroburgo zarista è fatalista, ironica, eroicamente pigra, ritratto comico di una generazione viziata e apatica, refrattaria ad ogni novità e cambiamento: passando da un divano all’altro, in una casa con servitore ma dove non si toglie mai la polvere, il ricco Il’Ja Il’ic passa il suo tempo a pensare in astratto, alla vita, all’amore.

La lentezza di Eguchi Yukio è invece dovuta alla vecchiaia, all’avvicinarsi della morte: le visite alla casa dove le giovani prostitute sono sedate lo immerge nell’immobilità dei ricordi, nell’ossessione dell’amore, della sessualità, del passato. Ma quando a morire non è lui ma una delle giovani donne che visita, la tenutaria del bordello gli risponde di non avvilirsi, tanto ce n’è sempre un’altra.

La Russia dell’Ottocento e il Giappone del Novecento: due rappresentazioni critiche dell’immobilità, della stasi sociale. In Goncarov si ride fino al nervosisimo, in Kawabata si avverte il gelo della vita che svanisce.

Per la prima volta Strane Coppie racconta letterature geograficamente lontane e che parlano, però, da vicino di noi, persino di Napoli, che, come ogni sud, è una città decisamente oblomoviana: non a caso, quindi, a narrarci questi due grandi classici abbiamo chiamato due grandi scrittori napoletani, Giuseppe Montesano Antonio Franchini, che nella loro opera hanno spesso intrecciato relazioni appassionate con le letterature e le arti russe e nipponiche.

Le letture saranno affidate alla voce di Orlando Cinque, coordina, come sempre, Antonella Cilento.

Si ringrazia la Fondazione Banco Napoli per aver sostenuto la manifestazione e per l’ospitalità.